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A Napoli con smartbox – Parte 2

Dopo la prima passeggiata d’esplorazione in centro, possiamo finalmente dedicare un pò di tempo ad una visita più approfondita di Napoli.

Fortunatamente, dopo il temporale del giorno precedente ci siamo svegliati con uno splendido cielo terso ed il mare scintillante sotto i raggi del sole: abbiamo perciò deciso di evitare la funicolare e goderci lo splendido panorama scendendo a piedi verso il Lungomare Caracciolo, passando tra stradine strette con i soliti panni stesi, banchetti di frutta e splendidi fiori.

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Passeggiata con vista

Ci siamo ritrovati così catapultati in una Napoli trafficata e viva, e facendo a piedi il lungomare siamo arrivati a Castel dell’Ovo, che spicca sul Golfo dall’antico isolotto di Megaride, primo approdo per lo sbarco dei greci alla metà del VII secolo che poi fondarono il primo nucleo abitativo della colonia partenopea.

La leggenda ci spiega che il nome di questo castello, il più antico di Napoli, si deve al fatto che Virgilio avrebbe messo un uovo in equilibrio esattamente sotto l’edificio, ben protetto in una gabbia e tenuto segreto in quanto si credeva che da esso dipendesse la sorte della fortezza e dell’intera città.

Oggi il suo aspetto è quello di un maniero che ha subito nei secoli numerose trasformazioni: dallo stile normanno iniziale ai successivi interventi di epoca angioina e aragonese, i segni lasciati nelle diverse fasi della sua storia si possono vedere bene anche facendo un giro (gratuito) al suo interno.

Tra gli ambienti visibili ci sono le celle dei monaci, insediati nel castello nel V secolo, e la “Sala delle Colonne”, che era adibita a refettorio; la Torre Maestra e la torre Normanna attraversata dall’unica strada del complesso che conduce a ciò che resta della Chiesa del Salvatore, uno dei due edifici sacri rimasti.

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Castel dell’Ovo visto dal Lungomare

Dopo esserci gustati lo splendido panorama dall’alto del castello ci siamo rituffati alla scoperta del centro di Napoli: crediamo che chiunque, soprattutto chi ci mette piede come me per la prima volta, non possa che restare impressionato, probabilmente anche affascinato, dal caos del traffico in via Marina, dall’aspetto pittoresco di via Duomo e dei tanto affascinanti quanto discussi quartieri spagnoli, passando per la moderna Galleria Umberto I che sovrasta l’antico Teatro San Carlo… e via dicendo.

Ogni angolo del pulsante cuore della città, animato dalla frenetica e rumorosa vita quotidiana di chi ci vive, ci ha decisamente lasciati curiosi, stupiti e meravigliati.

Per pranzo abbiamo scelto di nuovo un’irresistibile Margherita “a libretto”: di dimensioni più piccole rispetto alla pizza normale, prende il nome dal modo particolare e caratteristico in cui viene ripiegata – in quattro parti, all’interno di carta per alimenti.

Ormai si possono trovare quasi soltanto nel centro storico, dove vengono esposte in vetrinette all’ingresso dei locali: noi siamo stati alla Pizzeria di Matteo, una delle più note in città e tappa obbligatoria anche per la pizza fritta e per la frittura in generale.

Per concludere, impossibile non concedersi un gustoso caffè ed una bella (e deliziosa, soprattutto!) sfogliatella all’Antico Forno dei fratelli Attanasio, nei pressi della stazione centrale.

La sfogliatella è il dolce tipico di Napoli e la sua ricetta è gelosamente conservata da ben tre generazioni, anche se nel suo dolcissimo cuore si possono riconoscere alcuni dei sapori tipici della zona, dagli agrumi della costiera alla ricotta locale, alla cannella che col suo aroma inconfondibile ti avvolge appena entri nel locale.

Riccia e croccante o liscia e morbidissima? La scelta non è affatto facile 😉

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Antico Forno Attanasio – foto by unevisite.wordpress.com

Soddisfatti i palati ci siamo rimessi in cammino per la tappa pomeridiana: la visita al Palazzo Reale, dimora costruita agli albori del 1600 durante il viceregno spagnolo su progetto di Domenico Fontana, uno dei più prestigiosi architetti dell’epoca, e dotata anche di splendidi giardini che si estendevano verso il mare.

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Palazzo Reale – Facciata

Quando Carlo di Borbone nominò nuovamente Napoli come capitale di un regno indipendente nel 1734, la reggia diventò la nuova residenza borbonica e fu sottoposta a numerosi lavori di restauro ed abbellimento che coinvolsero tutta la città: vennero rifatte le decorazioni interne, sistemate alcune aree del palazzo e dello slargo antistante, che doveva rappresentare il potere della casata ma funzionava anche come luogo di aggregazione per eventi importanti.

Quando si arriva all’ingresso, peraltro posto esattamente di fronte alla bellissima Piazza del Plebiscito, si possono notare gli stemmi reali della facciata e soprattutto le statue poste all’interno delle nicchie: furono aggiunte nel 1888 e rappresentano i Re di Napoli, tra i quali troviamo Federico II di Svevia, Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Borbone e Gioacchino Murat.

Appena entrati ci si ritrova nel Cortile d’Onore, abbellito dalla fontana della Fortuna realizzata nel XIX secolo, si possono raggiungere i giardini da un lato e gli altri cortili dall’altro, mentre per accedere agli Appartamenti Reali si deve salire il bellissimo Scalone d’Onore, fatto di marmi bianchi e rosati, progettato alla metà del ‘600 e caratterizzata da una straordinaria luminosità.

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Scalone d’Onore

Tra le lussuose sale del palazzo, come il Salone d’Ercole e la Cappella Palatina, spicca senza dubbio il Teatrino di Corte: decorato con stucchi bianchi e dorati e statue di cartapesta nelle nicchie, fu realizzato da Ferdinando Fuga nel 1768, in occasione delle nozze tra Ferdinando IV e Maria Carolina d’Asburgo.

Bellissima è anche la Sala del Trono, sormontata da un ricco soffitto neoclassico nel quale sono state rappresentate le dodici provincie che componevano il Regno delle Due Sicilie nel 1818, sottoforma di dodici donne con corone, mentre la Trinacria ed il cavallo rappresentano la Sicilia e Napoli.

Il trono è della metà del XIX secolo ed è incorniciato da un baldacchino rosso e dorato del XVII secolo, con l’Aquila sabauda che ovviamente venne aggiunta in un secondo momento.

Per finire degnamente la giornata, ovviamente mangiando, abbiamo invece deciso di spostarci a Pozzuoli e concederci una bella cena di pesce, aspettando l’indomani per proseguire nel nostro piccolo tour verso altre belle destinazioni campane, tra cui Pompei, Amalfi e Salerno.

Lasciamo Napoli con la ferma intenzione di tornarci il prima possibile: non ci vuole molto perché questa città possa conquistare il cuore di chi la visita, ed è inevitabile sentire una certa malinconia man mano che ci si allontana da essa, continuando ad ammirare il suo profilo sul Golfo dall’autostrada.

Filed Under: Racconti di viaggio Tagged With: Campania, Fare e Vedere, Napoli

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