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Lisbona val bene una rissa – Cap. 5

lisbona-val-bene-una-rissa Continuano le avventure dei nostri amici toscani a Lisbona…

Leggi il Capitolo n. 4

Seguiamo poi il consiglio di tutte le guide turistiche: ci godiamo Alfama dal tram. Vicoli, vicolini, vicoletti, pendenza da montagne russe, il tram che sfiora le auto a velocità folli, i panni stesi sui balconi, tutto molto caratteristico. O almeno così sta scritto sulle guide. Io non lo so. Perché nelle guide sta scritto anche “attenti ai borseggiatori” e, fresco dell’esperienza con la macchina fotografica, passo l’intera tratta a guardare in cagnesco tutti i possibili borseggiatori. Compreso Samuele. Che risponde al mio sguardo con un più che giustificato “cazzo vuoi?”

– Che spettacolo! – commenta invece un esaltato Michele, appena scesi. Ha passato la tratta con la testa fuori dal tram e il culo appeso al finestrino. Una scena a dir poco disdicevole. Dice di esser riuscito a toccare i muri delle case, il culo a una discreta e aver tirato due pattoni a due passanti.

– Certo che qui non hanno il senso del pericolo! – continua Michele.

Beh, non solo gli autisti del tram, ma anche i bambini che prendono il tram al volo per scroccare passaggi e non pagare il biglietto e, direi, Michele, dato che vediamo arrivare a corsa dietro al tram due enormi palestrati inferociti. È a loro che Michele ha avuto la brillante idea di dare due pattoni.

Ci ritroviamo così a scappare dagli enormi palestrati inferociti.

– Non sapevi proprio cosa fare, èh? – lo rimprovera Andrea, tra un respirone e l’altro.

– Ma hai visto che testa a patte che avevano? – si difende Michele. Ride.

‘Beh, sì. Ci sono delle teste che le patte te le levano dalle mani’, pensa Andrea. Ride. Ma non lo ammetterà mai di fronte a Michele.

 

Sfuggiti al massacro, guardiamo l’orologio.

Già si è fatta ora di cena.

Idea! Mangiamo al ristorante vegano!

Ricordo che siamo venuti per goderci la cultura locale e quindi il cibo locale … il bacalhau à bràs … “il baccalà mi fa schifo”, mi tarpa le ali Michele … la carne de porco … “dov’è il McDonald’s?”, chiede Michele.

– Ok, andiamo al ristorante vegano – mi arrendo.

La cosa paradossale è che a proporre la cosa è stato Massimo. Semplicemente inspiegabile. Entriamo e capisco il perché della proposta. Il perché è una cameriera brasiliana. Bionda. Gnocchissima. Massimo, passando davanti al ristorante, la aveva vista preparare i tavoli. Aveva visto la profondità della scollatura. E aveva pensato “ristorante vegano”. Gli era sembrata una idea geniale. Quello che non aveva pensato è che cosa potesse mangiare lui in un ristorante vegano.

Andrea: “Puoi provare il seitan o il tofu …”

Massimo: “Ma neanche per sogno …”

Andrea: “Allora la verdura …”

Massimo: “Ma è verde!”

Mangia tre porzioni di fagioli. E basta. Fagioli.

Finisce la serata con due effetti collaterali.

1)      Si innamora perdutamente della cameriera brasiliana (il giorno dopo si presenta al ristorante per il pranzo con in mano un mazzo di rose, ma la cameriera lo prende per un venditore di rose e, solo dopo lunghe e faticose spiegazioni, capisce che Massimo è soltanto un ragazzo innamorato … soltanto che, per un disguido linguistico, capisce anche che le rose non sono per lei, bensì per un travestito messicano seduto al tavolo quattro … Massimo se ne esce un’ora dopo dal ristorante sconfortato, con un amore in meno e un numero di telefono in più … numero di telefono presto finito nelle mani di Marco Saponetta).

2)      Trenta minuti dopo essere usciti dal ristorante ha degli strizzotti di stomaco che lo costringono ad una vera e propria maratona verso l’appartamento. Si fa a razzo mezza Lisbona, salvo dimenticare un dettaglio: la chiave.

Ha dovuto aspettare quindici minuti a chiappe strette sul portone.

Una cosa straziante.

Così finisce il nostro venerdì portoghese. Massimo in bagno per tre ore. Non una finestra. La ventola rotta. Samuele che consulta guide turistiche. Michele che consulta riviste porno portoghesi (sostenendo di farlo per imparare il portoghese e entrare in una cultura che non conosce). Marco, il ghiaccio sul ginocchio, l’aria sognante, un bigliettino in mano. Sul bigliettino un numero di telefono. Andrea al cellulare a giurare amore eterno alla sua amata Luisa. E, terminata la chiamata, di nuovo al cellulare a giurare amore eterno alla sua amata Martina. Una cosa fantastica. Le stesse identiche parole a entrambe. Sul cellulare le ha salvate come “Amore1” e “Amore2”. Una cosa fantastica. Io a cercare su eBay una nuova macchina fotografica.

… Continua

Filed Under: Racconti di viaggio Tagged With: Portogallo, Racconto umoristico

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