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Lisbona val bene una rissa – Cap. 6

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Sabato e la scoperta di Lisbona… seguite il tour del gruppo toscano!

Leggi il capitolo 5

Sabato mattina.

– Siamo venuti o no per vedere delle opere d’arte? Altro che cannoni dei pirati e giri a vuoto in metropolitana! Vi guido io!

Le parole sono quelle di Michele. Insospettabili. Michele.

Dove ci porterà? Cerco di pensare alla cartina di Lisbona. Cerco. Ma non ci riesco granché. Dove ci porterà?

Vedo la mia risposta apparire in lontananza.

Dapprima mi dico ‘no no non può essere’.

Poi guardo Michele. Ride. Raggiante. ‘È’, penso.

José Alvalade.

Non è propriamente un castello. Nemmeno un museo. O una chiesa.

È un tempio. Almeno a sentire Michele.

Un tempio del calcio.

Uno stadio.

Ci ha portati a vedere lo stadio dello Sporting Lisbona.

Effettivamente è anche un bel vedere. Almeno di questo va reso merito a Michele. Avveniristico. Con quel bel verde. Frutto del lapis e probabilmente della fiaschetta di un architetto poco sobrio, ha veramente un qualcosa di artistico.

Visto che ormai ci siamo, facciamo alcuni acquisti. Sciarpe, magliette, cappellini. Ci serve un commesso che ci rivela, per chissà quale motivo, la sua fede calcistica biancorossa. Del Benfica. Gli acerrimi rivali. Una talpa. Peggio di Giuda all’ultima cena. Ne usciamo, per la gioia di Renzo Bossi, vestiti di biancoverde. E, seguendo Michele, ci dirigiamo verso la seconda meta del suo tour.

– Prometto che stavolta è una cosa seria … fidatevi di me …

Ci fidiamo di lui.

– … vi porto a vedere una cattedrale dell’architetto Damon Lavelle.

Ci fidiamo. Quello che anche stavolta ha omesso di dirci è che “à catedral” è il nome che i tifosi del Benfica danno al proprio stadio. Stadio che vediamo ergersi davanti a noi, vestiti dalla testa ai piedi con gli odiati colori biancoverdi.  Anche questo uno stadio poco ortodosso, ma veramente bello, artistico. Piccole differenze rispetto alla cattedrale che ci aspettavamo: al posto di affreschi di Madonna, Gesù e dodici apostoli, vediamo gigantografie di Aimar, Nuno Gomes e undici titolare biancorosso. Alcuni tifosi che stanno andando allo stadio a vedere la partita ci notano, si fermano dall’altra parte della strada, confabulano tra di loro, ci additano, ci rivolgono gesti poco equivocabili e minacce anch’esse poco equivocabili, partono a corsa verso di noi. Per la seconda volta in due giorni ci troviamo a percorrere Lisbona a corsa in fuga da energumeni che vogliono ucciderci. Scampato il pericolo, Michele se la ride.

– Sei un coglione! – lo rimprovera Andrea

– Non avete senso dell’umorismo – ribatte Michele.

– Forse quello no … ma, se si continua così, non avrò nemmeno un ginocchio … – chiude Marco Gregory House.

Menato Michele di santa ragione, ripartiamo per un itinerario turistico più ortodosso. Museo di arte contemporanea, Torre di Belém, un assaggio alle famose pastéis de Belém …

Tutto molto bello.

Sembriamo quasi dei turisti normali …

– Se non sbaglio è il ponte del video dei Lost! – esclama un esaltato Andrea, dimostrando nell’occasione una più che discutibile cultura musicale e suscitando scetticismo diffuso. No, non siamo turisti normali.

– Con chi mi tocca andare in vacanza … – commenta un affranto Michele. Per una volta concordo con Michele.

Facciamo quindi rotta verso l’Oceanario. Il più grande acquario d’Europa, 1600 animali, 450 specie, la riproduzione di tutti gli ambienti oceanici … e noi siamo qui per … vedere Nemo.

Andrea si era impuntato.

Di nuovo.

Doveva vedere Nemo.

Usciamo dall’Oceanario e non abbiamo neppure il tempo di goderci il Parco delle Nazioni. Ormai si è fatto tardi. Niente giretto panoramico sulla teleferica che collega l’Oceanario alla Torre Vasco de Gama.

… Continua

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Filed Under: Racconti di viaggio Tagged With: Portogallo, Racconto umoristico

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