Costanza, in missione umanitaria in Burkina Faso, ci descrive la cucina tipica locale e le bevande del paese.
La cucina locale purtroppo appare abbastanza monotona, a causa della povertà del paese. Per prima cosa le bevande. E’ buona abitudine sciacquare il bicchiere prima di bere per togliere eventuale polvere e buttare a terra, anche se siete in un locale.
Fate molta attenzione al ghiaccio. Il problema vero è l’acqua minerale in bottiglia: abbastanza cara e non si trova ovunque; i burkinabé bevono l’acqua dell’acquedotto o l’acqua in sacchetto.
Per quanto riguarda le bevande locali, ce ne sono diverse, io ho assaggiato il dolo, una birra di miglio, che è sinceramente disgustosa, sia all’odore che al gusto, forse sarà questione di abitudine.
Passiamo poi al settore cibo. Prima di partire vi avranno fatto sicuramente una testa così dicendo di non mangiare niente che non sia cotto al momento e di evitare frutta e verdura cruda. Non bisogna fissarsi su quello che dicono prima di partire, ma bisogna fidarsi di chi è là da più tempo.
A Ouaga ci sono diversi ristoranti “occidentali” dove potete mangiare dell’ottima cucina europea. In alcuni baracchini sulla strada ho trovato inspiegabilmente degli spaghetti, e non erano affatto male.
Comunque per chi non riuscisse a resistere senza un piatto di spaghetti al dente a Laafi Roogo (a Tanghin) c’è proprio una spaghetteria e la pasta è ottima. Inoltre in diversi ristoranti si trova la pizza, che non è neanche male, ma scordatevi la mozzarella.
Ad ogni angolo della città si trovano dei baracchini che fanno ottima carne alla griglia (pollo, maiale, montone, brochette) aromatizzata con spezie varie (attenzione al piccante, rischia di essere davvero molto molto piccante).
Il piatto tradizionale per eccellenza è il to, una polenta di mais bianco (all’aspetto sembra mozzarella), insapore, che viene accompagnato con delle salse. Io ho assaggiato quella di gombo, una specie di peperone, è parecchio collosa e il sapore non è un gran ché.
Si trova anche del pesce del barrage, carpe e capitaine, ma dimenticatevi il sapore del pesce di mare. Per il resto la maggior parte dell’alimentazione consiste in riso o cous cous con salse di verdure, carne o pesce, talvolta davvero ottime, talvolta … mangiabili.
Se mangiate per la strada preparatevi a mangiare con le mani, comunque insieme al piatto in genere arrivano con una specie di innaffiatoio per sciacquarsi le mani. E se è sera la maggior parte dei posti hanno scarsa illuminazione, quindi si mangia un pò a tentoni.
Purtroppo la cucina locale è abbastanza avara di dolci, l’unico che sono riuscita a scovare sono delle frittelle di farina di miglio che vendono per le strade. Si trova anche dello yogurt abbastanza denso, tipo quello greco. Ma per finire la cosa migliore è la frutta, fragole, papaya, manghi e banane.
PS: al momento della stesura di questo post mi sono accorta di non avere abbastanza foto. Non posso non ringraziare Pierpaolo Pernici, autore delle foto più riuscite dei miei post. Fotografo di cuore e di talento, ha accompagnato la spedizione umanitaria cui ho preso parte nei miei primi giorni in Burkina. La sua sensibilità del suo occhio attento nel cogliere vari momenti della vita di questo popolo ospitale e la sua abilità di fotografo ha permesso la realizzazione della mostra Black&Water, che si terrà a Empoli presso il Cenacolo degli Agostiniani, dal 21 marzo al 3 aprile (ecco l’evento su Facebook).