Irene ed Elisa sono state le nostre inviate #checkiner per Trivago al Carnevale di Viareggio. Scopri come è andata!
Un pomeriggio al carnevale di Viareggio è un appuntamento irrinunciabile per chi ama mascherarsi, per chi apprezza le tradizioni popolari e anche per chi ama la storia, perché dalle quasi 400 sfilate della manifestazione (la cifra tonda verrà raggiunta il 9 marzo, in occasione dell’ultimo corso mascherato di quest’anno) passa la storia del costume italiano.
Condita con tutto lo spirito dissacrante dei viareggini, passionali ed entusiasti, profondamente innamorati del loro carnevale, che non esitano a definire il carnevale più bello del mondo.
Arriviamo a Viareggio domenica 23 Febbraio in tarda mattinata, con un sole splendido ad accoglierci. Dalla stazione ai viali a mare bastano dieci minuti a piedi: il treno è una soluzione che solleva dai problemi di parcheggio e fa incontrare altri visitatori che danno gli ultimi ritocchi ai propri travestimenti mentre sono a bordo.
Chi non ha con sé un costume sa che sulle bancarelle del lungomare troverà maschere di tutti i tipi, parrucche variopinte e cappelli stravaganti: impossibile non trovare qualcosa che aiuti a entrare ancora di più nello spirito della festa! Perché appena varchi i cancelli della manifestazione, garantito, la voglia di festeggiare si moltiplica: sarà la vicinanza del mare, saranno i colori, sarà che il carnevale ci riporta bambini…

I carri sono già disposti dal mattino, si lasciano ammirare lasciandoci intendere che dopo, con la musica, il movimento e le persone saranno ancora meglio, e a noi sembra incredibile che possano davvero diventare ancora più belli di così.
Girovaghiamo, scattiamo foto, osserviamo, pranziamo su una panchina davanti al mare. La sfilata comprenderà dieci carri di prima categoria e cinque di seconda, nove mascherate in gruppo e dieci maschere isolate: tra esse serpeggiano la satira politica, la voglia di ammonire i più giovani affinché non commettano vecchi e nuovi errori, il bisogno di credere in qualcosa di pulito, il ricordo di grandi personaggi dello spettacolo, come Giorgio Gaber, Maria Callas, Freddie Mercury e John Lennon.
Ed è proprio vicino al faccione del Beatles più osannato che ci fermiamo ad attendere i tre colpi di cannone che, dal mare, danno il via alla sfilata. I motivi sono sostanzialmente due: ci piacciono i costumi dei figuranti, grossi fiori a forma di cuore, e la musica che si irradia dal centro del carro.
A un certo punto il dj prende la parola: sono le 14.50, inizia il conto alla rovescia: “Fragoloni, tutti ai posti di combattimento!” e tutti scattano, pronti. C’è qualcosa di più della voglia di divertirsi: c’è il lavoro di mesi che arriva a compimento, c’è l’emozione di grandi e piccini, sui carri e a terra, c’è un codice che solo chi fa parte di quel gruppo conosce.
Quando mancano cinque minuti vengono chiamati in postazione i movimentisti, quando ne mancano tre è il momento di urlare in coro “Merda, merda, merda!” come si fa in teatro chiusi nei camerini, solo che qui c’è un cielo azzurrissimo sopra le teste e si può urlare a squarciagola. Iniziamo a sentire l’emozione del momento. Forte, sempre più forte.
I fiori-fragoloni si nascondono sotto dei teli neri, ma per poco: alcuni secondi dopo arrivano le tre cannonate e via, un’esplosione di musica da ogni punto dei viali! All you need is love ci riempie le orecchie, la testa, la bocca… una ragazza inizia ad annaffiare un prato immaginario che presto fiorisce e si mette a ballare.

Un altro aspetto entusiasmante del carnevale è che, a meno che tu non abbia acquistato un posto in tribuna, sei libero di girare durante tutta la sfilata: segui quel carro finché non ne incroci uno, dal lato opposto, che vuoi vedere meglio. Fai un salto al bar e mentre bevi il caffè vedi passarne un altro, fai una foto con qualcuno che ha una bella maschera, balli con i figuranti a terra che sembra siano nati per fare animazione e invece magari nella vita sono impiegati, commesse, parrucchieri e insegnanti…
Conversiamo con due ragazze del gruppo Carnevale Corsaro, che ci ha colpite non tanto per il carro in sé, semplice e non troppo imponente, ma per la moltitudine di persone coinvolte nel progetto: il genio della lampada e un numero imprecisato di odalische e altri personaggi arabeggianti, vivaci e coordinatissimi. Ci spiegano che, trattandosi di un carro autofinanziato, ognuno dei partecipanti si è tassato per coprirne le spese (soldi ben investiti, a giudicare dalla bellezza degli abiti!) e che, da settembre a ora, ognuno ha usato al meglio le proprie capacità per la buona riuscita della sfilata.

E dopo? Quando finisce la sfilata inizia il rione, cioè la festa in notturna organizzata da uno dei rioni della città, con musica dal vivo, animazione, e cibi tipici.
Questa domenica era proprio il turno del rione Marco Polo, a due passi dal nostro albergo, e noi ne abbiamo approfittato per goderci ancora un po’ di sano baccano.
Consiglio da due donne che sono più giovani dentro che fuori: le feste in strada sono coinvolgenti, ma di sera vicino al mare l’umidità non perdona! Portate con voi qualcosa di caldo per proteggere testa e collo, così non dovrete battere in ritirata prima di quanto vorreste.

Finita la serata, è il momento del riposo: torniamo in albergo disseminando coriandoli a ogni passo, con la pelle delle guance un po’ arrossata.
Il Grand Hotel Principe di Piemonte non è bello come appare in foto, lo è di più. La nostra stanza, poi, oltre a un panorama mozzafiato, ha tende e finiture a righe bianche e blu, e questo ci conquista da subito. Ci sentiamo un po’ come quelle villeggianti d’inizio secolo che arrivavano sulla costa per respirare l’aria sana del mare ma che, non potendo esporre le carni delicate ai raggi del sole, si proteggevano con guanti e ombrellini, rimanendo con la voglia di liberarsi dalle pesanti crinoline e fare un tuffo in mare.
Noi ci sfiliamo le maschere davanti allo specchio, constatiamo che ben poco del nostro makeup ha resistito alla giornata di scherzi e balli, e sorridiamo: non saremo facoltose villeggianti, ma sappiamo approfittare della bellezza e del calore di questo luogo.
Che i viareggini abbiano ragione quando dicono che il loro è il carnevale più bello del mondo?

A questo link trovate tutte le foto scattate!
Irene Di Natale – testo
Elisa Finamore – foto