Alcune compagnie aeree pensano di introdurre una tassa sul peso dei passeggeri, ed inevitabilmente si apre il dibattito tra favorevoli e contrari. Ecco cosa dicono i sondaggi.
È di Skyscanner, il leader mondiale per la ricerca di viaggi tramite confronti istantanei online tra milioni di voli, hotel e tariffe per il noleggio auto, l’infiammato sondaggio a proposito della possibilità da parte delle compagnie aeree di ricaricare i prezzi dei biglietti in base al peso dei passeggeri.
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1.000 persone alla fine di marzo 2013, in seguito alle dichiarazioni di Bharat P. Bhatta, economista norvegese che ha spiegato come un simile provvedimento potrebbe portare benefici alle compagnie aeree, grazie a tariffe più economiche e minori emissioni di carbonio.
Il professore, infatti, ha spiegato che peso e spazio sono più importanti nel settore dell’aviazione rispetto ad altri tipi di trasporto, poiché «Per le compagnie aeree ogni chilogrammo in più caricato sul mezzo significa più carburante, cioè oneri finanziari più alti e ulteriori emissioni di co2 nell’atmosfera».
I risultati dicono che il 41% degli intervistati considera questa proposta un atto discriminatorio e si proclama quindi contrario, anche se il 71% di essi sarebbe favorevole nel caso in cui il passeggero occupi realmente più di un posto a bordo.
Mentre i dibattiti vanno avanti, c’è chi il provvedimento lo ha preso davvero: è il caso della Samoa Air, che per i suoi voli sul Pacifico ha impostato il primo sistema di tariffazione aerea basato sul “costo per chilo”, al grido di “Pay only for what you weigh” (Paghi solo per quello che pesi!).
In poche parole, ogni passeggero paga una somma diversa, e ovviamente chi pesa di più paga anche di più.

Una sorta di via libera potrebbe essere rappresentata anche da una sentenza della Corte d’Appello Britannica che lo scorso anno, rifacendosi alla Convenzione di Montreal, ha dato ragione a British Airways e Thomas Cook, accusati da due passeggeri di averli trattati male a bordo per avergli imposto delle tariffe “extralarge”.
Poiché la convenzione dice che la compagnia non è punibile per eventuali comportamenti che possano mettere in imbarazzo i passeggeri a bordo, secondo il Daily Mail potrebbero essere applicate tasse per persone obese o sovrappeso direttamente durante il viaggio, così da non incorrere in sanzioni.
Qualche anno fa anche Ryanair aveva considerato la possibilità di applicare la tassa sul grasso, stabilendo un aumento per gli uomini oltre i 130 kg e le donne oltre il quintale, e sostenendo che non potesse essere considerato un atto discriminatorio in quanto tali limiti erano talmente alti da garantire che venisse tassato solo chi davvero occupava più posti.
Inoltre, il portavoce McNamara riteneva che con l’aumento dell’incasso dovuto alla fat tax si potesse intervenire per abbassare il prezzo dei biglietti degli altri passeggeri, e che il provvedimento potesse essere un incentivo per chi ha problemi di peso a dimagrire e curare maggiormente la propria salute.
Alla fine Ryanair ha deciso di non applicare più la tassa sul grasso, ufficialmente per non rallentare le operazioni d’imbarco con controlli ulteriori.

La questione era ed è comunque molto delicata e i sondaggi testimoniano che c’è un forte dibattito in corso, anche perché è inevitabile che tale proposta venga considerata come una sorta di punizione nei confronti di chi ha problemi di peso e venga quindi percepita come ingiusta e discriminante.
Tu come la pensi?